Durante il periodo dello shogunato Tokugawa (1603-1868) il Buddhismo giapponese è favorito rispetto allo scintoismo ma nello stesso tempo -particolarmente verso la fine del periodo- la sua istituzionalizzazione come religione di Stato provoca critiche, accuse di corruzione e venalità del clero e movimenti riformatori.
Vicende analoghe conosce la tradizione Nichiren, da un lato favorita ma dall’altra cristallizzata in istituzioni contro cui si levano le critiche dei riformatori.
Fra questi i nomi più noti degli ultimi anni dell’epoca Tokugawa c’è quello di Nissen Shonin, al secolo Nagamatsu Seifu (1817-1890), un sacerdote della Honmon Hokke Shu, che nel 1857 fonda, a Kyoto, la Honmon Butsuryu Shu come riforma dell’antica Scuola.
L’iniziativa di Nissen Shonin ha l’effetto, a suo modo provvidenziale, di salvare i suoi fedeli, prima dalla repressione del Buddhismo seguita alla restaurazione imperiale Meiji del 1868, che codifica il moderno “scintoismo di Stato”, poi -fallito il tentativo di totale repressione- dalla successiva fase di istituzionalizzazione, che obbliga anche le numerose organizzazioni Nichiren a fondersi prima in sei e quindi, nel 1941, in tre sole istituzioni riconosciute e ammesse a operare sul territorio giapponese.
Fu proprio in questo difficile contesto storico e sociale che Nissen Shonin si trovò a vivere e a praticare il Dharma meraviglioso del Sutra del Loto.
Quando era ancora un laico, egli s’interessò allo studio delle grandi vie dello spirito e, fra le tradizioni buddhiste che aveva conosciuto e approfondito, decise di aderire alla Honmon Hokke Shu, una delle più antiche Scuole di tradizione Nichiren, fondata dal suo successore Nichiryu Daishonin (1384-1464).
Nichiryu Daishonin riteneva, a ragione, che il vero ed essenziale significato dell’insegnamento di Nichiren Shonin, ovvero il cuore del Sutra del Loto, risiedesse nella sezione del testo denominata Honmon Happon, gli otto capitoli di Honmon, quelli che vanno dal cap. XV fino al cap. XXII e citati nel Kanjin Honzon Sho, nei quali viene rivelato, descritto e trasmesso il Gohonzon.
Sin dall’antichità, i maestri buddhisti intuirono la presenza di un invisibile distinguo che divideva il Sutra in due parti. Il primo dominio (capp. I-XIV), denominato Shakumon che vede il Buddha Shakyamuni come il Principe Siddharta Gautama, che ha vissuto e predicato nell’India del VI sec. e.v. mentre il secondo, l’Honmon (capp. XV-XXVIII) che ce lo presenta invece nella sua vera identità, il Buddha Eterno e Originale o Primordiale.