Le Scuole buddhiste hanno variamente interpretato le modalità in cui si esprime la pratica della meditazione. Nichiren Shonin, che la Honmon Butsuryu Shu venera come Grande Maestro e Bodhisattva, guida per i nostri tempi ovvero l’epoca di decadenza del Dharma (giapp. Mappo 末法), ha indicato e trasmesso una Via contemplativa davvero praticabile da tutti: dai bambini come dagli anziani, da coloro che sono afflitti da disagi o malattie, dalle persone notevolmente acculturate, come da noi gente comune (giap. bombu 凡夫).
Il grande Bodhisattva Nichiren propone, a noi gente comune, una Via semplice affinché tutti la si possa percorrere ed ottenere così l’illuminazione. È infatti necessario che la pratica del Dharma si adatti alle capacità delle persone. Noi siamo nell’epoca di Mappo, un’epoca di grave decadenza morale e intellettiva, a causa della quale i sacri insegnamenti hanno perso la loro efficacia nel condurre le persone all’illuminazione, ecco allora che Nichiren Shonin propone la Via semplice dell’invocazione dell’Odaimoku.
Nichiryu Daishonin, il secondo Grande Maestro della Honmon Butsuryu Shu, scrive: “È difficile comprendere le vere intenzioni di Nichiren Shonin senza considerare le coordinate del tempo e della capacità di comprendere l’insegnamento del Buddha da parte delle persone”.
Già nell’opera del Bodhisattva Ryuju (sanscr. Nagarjuna) Commentario al Sutra dei Dieci stadi, al cap. IX Pratica facile, vengono esaminate le due Vie della pratica del Dharma: la Via difficile e la Via facile. Con Via difficile egli intende il praticare con impegno, rigore e disciplina le austerità per molti eoni o cilci cosmici (sanscr. kalpa), al fine di ottenere l’illuminazione. Al contrario, con Via facile, il Bodhisattva Ryuju ritiene che sia possibile ottenere l’illuminazione grazie al potere dei Buddha, invocando il loro nome.
Nel trattato Sui quattro stadi della fede e i cinque stadi della pratica (giapp. Shishin gohon sho 四信五品抄), Nichiren Shonin scrive: “Domanda: Se una persona invoca semplicemente Namu Myoho Renge Kyo senza comprenderne il significato, sarà con ciò provvisto anche dei benefici della comprensione? Risposta: Quando un bambino beve il latte non ha alcuna comprensione del suo sapore eppure il suo corpo ne viene nutrito in maniera naturale. Chi ha mai preso le meravigliose medicine di Jivaka sapendo di che cosa erano composte? L’acqua non ha mente, eppure può spegnere il fuoco. Il fuoco consuma le cose eppure come potremmo affermare che lo fa consciamente? Questa e la spiegazione di Nagarjuna e T’ien-t’ai e io la ribadisco qui”.
La pratica della Via facile offerta dal Grande Bodhisattva Nichiren per la nostra salvezza, è una pratica di fede per la quale l’invocazione di Namu Myoho Renge Kyo ne è l’essenza costitutiva, necessaria e sufficiente perché il fedele possa ottenere l’illuminazione. Di rado la gente comune come noi è capace di esercitare la disciplina o le austerità con continuità e rigore, per sviluppare le virtù trascendenti o Paramita e quindi l’illuminazione.
“Ci sono differenze tra primo, medio e ultimo periodo del Dharma (…). Dovresti anche tener presente l’osservazione del Gran Maestro Dengyo riguardo alla tigre nel mercato”. Anche questo brano fa parte del trattato Sui quattro stadi della fede e i cinque stadi della pratica (giapp. Shishin gohon sho 四信五品抄) nel quale Nichiren Shonin, citando quella frase del Grande Maestro Dengyo, che compare nel Trattato sulla lampada per l’epoca di Mappo, rimanda ad una amara constatazione, quella che: «Se nell’epoca di Mappo vi fossero persone che osservano i precetti sarebbe una cosa rara e strana come una tigre nel mercato. Come potremmo credervi?».
Il trattato spiega chiaramente che la pratica debba essere adatta alla capacità delle persone altrimenti queste, obbligate ad austerità che non sono in grado di esercitare, abbandonano la Via e si smarriscano.
“Nel nono volume di Parole e frasi del Sutra del Loto è scritto: «C’è pericolo che il principiante sia sviato da preoccupazioni secondarie e che questo ostacoli la pratica essenziale. Il principiante dovrebbe concentrare tutta la sua attenzione solo nell’abbracciare questo Sutra; questo è il più alto tipo di offerta. Se si mettono da parte le pratiche formali, ma si mantiene il principio, allora i benefici saranno molti e di vasta portata».
E chiarisce bene: “In questo passo del commentario per “preoccupazioni secondarie” sono intendersi le cinque paramita. Se il principiante cercasse di praticare le cinque paramita e nello stesso tempo di abbracciare il Sutra del Loto, questo ostacolerebbe la pratica essenziale che è la pratica di fede. Sarebbe come una persona che caricasse una piccola barca di preziosi e gioielli e cercasse di affrontare il mare: affonderebbe sicuramente con tutto il tesoro. Le parole «dovrebbe concentrare tutta la sua attenzione direttamente sull’abbracciare questo Sutra» non si riferiscono all’intero Sutra ma esclusivamente all’Odaimoku o titolo del Sutra, senza mescolarvi altri passaggi. Persino la recitazione del Sutra intero non è permessa. E tantomeno le cinque paramita!” – e continua: «Mettere da parte le pratiche formali ma mantenere il principio» significa che si dovrebbe lasciare da parte l’osservanza dei precetti e le pratiche formali delle cinque paramita ed abbracciare esclusivamente il principio dell’Odaimoku. Quando il commentario dice che «i benefici saranno molti e di vasta portata» intende che, se il principiante cerca di svolgere le altre varie pratiche e l’Odaimoku al tempo stesso, allora tutti i benefici andranno completamente persi”.
La pratica efficace per noi, gente comune dell’epoca di Mappo, consiste nell’invocazione e nell’ascolto della voce (del Buddha) che intona Namu Myoho Renge Kyo davanti alla sacra icona verbale, il mandala Gohonzon, unita all’impegno di fare del nostro meglio per assimilare ed interiorizzare i sacri insegnamenti. I sacerdoti della Honmon Butsuryu Shu preparano delle lezioni (giapp. Gohomon) che condividono con i fedeli nelle cerimonie al tempio (giapp. Oko sankei) e nella pratica svolta nelle residenze dei fedeli (giapp. O-jogyo), come in altre circostanze.
La sacra formula dell’Odaimoku (giapp. お題目), Namu Myoho Renge Kyo, è una Dharani che esprime il vero intento e la quintessenza del Sutra del Loto (giapp. Myohorengekyo 妙法蓮華經) e viene invocata con consapevolezza, gioia, gratitudine e devozione, ad un ritmo regolare e sufficientemente sostenuto, come un canto in retto tono ad alta voce, contemplandone la sacra icona, il mandala Gohonzon, custodito negli altari o Gokaidan dei templi e presso le abitazioni dei fedeli.
I sinogrammi di Namu Myoho Renge Kyo, iscritti al centro dell’icona consacrata, il mandala Gohonzon, rendono realmente presente l’anima, lo spirito e il corpo del Buddha Eterno e Primordiale Shakyamuni alla devozione dei fedeli. Egli è Uno con il Dharma meraviglioso (giapp. Myoho無妙), che è il creatore dell’universo e l’universo stesso, l’essenza e il fondamento di ogni esistenza, che tutto abbraccia nella sua infinita misericordia.
È alla sacra esistenza fondamentale e Legge stessa della Vita, alla cui potenza i praticanti possono attingere, semplicemente invocando con fede, gioia e gratitudine l’Odaimoku.
Tutti coloro che lo fanno con cura e rispettosa attenzione, possono realizzare nel momento presente, “qui e ora”, una comunione efficace e fattiva (giapp. kannodokyo 感応道交) con la grande anima misericordiosa e saggia del Buddha, la cui essenza vitale è l’illuminazione stessa, il Dharma meraviglioso. La sacra energia spirituale invocata con fede, gioia e gratitudine perviene così a noi dal Mondo di Buddha e immancabilmente purifica il karma negativo accumulato nell’animo (giapp. Alaya-shiki), liberando così la nostra vita dal male, rigenerandoci.
Hosshi, il X capitolo del Sutra del Loto afferma infatti: “O Yakuo, in qualunque luogo questo sutra venga predicato, dovunque venga letto, dovunque venga recitato, dovunque venga copiato, dovunque esista un rotolo di esso, in ognuno di tali luoghi bisognerebbe erigere stupa ornati dalle sette gemme e costruirli molto alti, maestosi e riccamente decorati. Non è necessario che là vengano conservate le reliquie del Buddha. Per quale motivo? Perché in tali stupa è già presente l’intero corpo del Buddha”.